domenica 25 ottobre 2009

Mi ricordo > Rai Stereonotte


Mi ricordo Rai Stereonotte. Incominciava sulla modulazione di frequenza di Radio 3 alle 24,30, dopo il Giornale della Mezzanotte, terminava alle 6,00 del mattino. La trasmissione, ideata da Pierluigi Tabasso, aveva una sigla scritta da Roberto Colombo che si chiamava Viaggiando. Andò in onda dall’ 8 novembre 1982 al luglio 1995. Io incominciai a seguirla abitualmente intorno al 1983/84, specialmente nel fine settimana. Mi ricordo i led rossi del radioregistratore sulla scrivania, e le cuffie che mi aprivano quel mondo musicale. I conduttori che si alternavano si portavano i dischi da casa, erano lì esclusivamente a trasmettere la musica che reputavano interessante, ognuno aveva la sua “linea”, seguiva i propri generi, faceva le proprie scoperte. Ogni genere musicale aveva una sua voce corrispondente, voci spesso straordinariamente radiofoniche. C’era Massimo Cotto, “specializzato” in Bruce Springsteen e rock americano insieme a Mauro Zambellini, Teresa De Santis con il post punk e la new wave inglese di This Mortal Coil, Big Country, Smiths, Cocteau Twins, Eco & the Bunnymen, il garage underground australiano di Francesco Adinolfi, il folk e la sperimentazione di Emanuele Li Castro, il pop anglosassone di Giancarlo Susanna. E mi ricordo, c’erano anche Ernesto Assante, Ernesto De Pascale, Felice Liperi, Peppe Videtti, Giampiero Vigorito. La voce che mi ricordo di più è quella di Teresa De Santis: morbida, profonda, un po’ sensualnotturna. Io non sognavo Teresa De Santis, ma la su a voce. Avrei voluto vedere Teresa De Santis in studio prima di mandare un pezzo. Poi, però, mi dicevo che se l’avessi vista dal vivo la sua voce avrebbe perso il suo invincibile fascino. Mi ricordo quando Teresa De Santis annunciò Where the rose is sawn dei Big Country, appena usciti con Steel Town: al primo rullare della batteria, quasi da marcetta, e al primo accordo di chitarra fui definitivamente innamorato di Teresa De Santis. Della sua voce.

da Mi ricordo. Ci sono tonnellate di ricordi in questo blog, varrebbe proprio la pena di raccoglierli in un libro...

venerdì 23 ottobre 2009

Up!


Oggi una antologia un po' diversa: due recensioni di un film, un cartone animato un po' speciale.

Non ho tempo e perdo tempo : Croce sul cuore!

Diciamo la verità, è una partita persa. Contro la Pixar non si può giocare, non sono di un'altra categoria, nemmeno di un'altro sport, ma proprio di un'altro pianeta.
Vado al cinema con la speranza di vedere un film normale, che riporti Lasseter & Company ad un livello umano.
Niente UP! è un'altro CAPOLAVORO.
E dopo Wall-E era, no impossibile, di più.
Per capire a che livello ci trovia basta solo una delle scene iniziali, quella in cui con tre inquadrature e una musica di sottofondo si racconta la vita di una coppia, quotidianità e sogni, gioie e dolori. Da scuola del cinema.
E chi non piange, o non sorride, non ha un cuore.

Our Bed Of California Star : È tipo bellissimo

UP, è tipo bellissimo.
Circa un anno fa la Pixar ci aveva lasciato con gli occhi lucidi raccontandoci in una distopica realtà l'amore tra due piccoli robot, un amore quasi umano e con tutte le ovvie differenze del caso. L'ambientazione e la situazione lo rendevano comunque molto fantastico e fiabesco, più adatto a commuovere bambini e incalliti sognatori che altri "generi" di spettatori. Per la cronaca io sto incallito un casino; in ogni modo ciò che colpisce di UP è l'estrema umanità con cui l'amore viene trattato. Quello che ci troviamo davanti è un amore vero, reale, e proprio la realtà della storia, nelle sua bellezza, gioia e tristezza, scoglierebbe anche il peggio cinico cresciuto in un'accademia militare russa. Si potrebbe esagerare digendo che UP è il film della Pixar più aperto ai sentimenti umani, più emotivo, più vero. Si, esageriamo, è proprio così. E proprio per questo motivo è anche il film meno diretto per i bambini. Non che i bambini siano deficienti, per carità d'iddio io adoro i bambini, ma penso che l'emozione provata sia direttamente proporzionale all'età dello spettatore, in un arco che comunque va dal "Ahah sembra il nonno" allo rispecchiarsi nel personaggio, quindi sempre grande è. Essendo un film sulla vita, in particolare una e quasi tutta intera, penso sia normale emozionarsi di più quando se ne ha di più alle spalle, o magari solo in modo diverso.
Già ce lo vedo un nonno accompagnare il nipotino a vedere UP, uno che ride e l'altro che piange, felici. Dannatamente felici.

domenica 18 ottobre 2009

Blue Bottazzi BEAT > Big Sur


"Saturday night at the diner. No, non sono a Los Angeles, e a pensarci non è neppure sabato. Sono nel basso lodigiano a mangiare messicano con un caro amico fotografo di scena, reduce dagli onori di un film di successo. Si è fatto tardi e i bicchieri di birra si sono accumulati. Lui va a dormire, io preferisco farmi quattro passi per il paese, un po' per relax postprandiale, un po' perché sono nel mood giusto e non ho ancora voglia di andare a letto. Un piccolo non brutto paese della bassa, c'è in giro la classica fauna di provincia: ragazzotti in crisi puberale a perder tempo schiamazzando, vecchi che discutono seduti al bar della cooperativa, qualche ragazzina con le gambe lunghe (o corte, a seconda dei casi) in giro con giovani compagni brufolosi.
Un castello, le strade acciottolate... insomma normale amministrazione se non fosse che mi accorgo di percepire nell'aria, tanto chiara quanto improbabile, la vibrazione della batteria e del basso dei Creedence Clearwater Revival, mentre sento una voce lontana urlare "run through the jungle... run through the jungle...". Cerco di localizzare il suono ma incappo in vicoli ciechi, giardini chiusi, strade che mi conducono verso la campagna. Ma la vibrazione non cessa: i Jefferson Airplane? Jackson Browne? Pare che l'intera West Coast si sia data appuntamento sul cielo sopra Maleo - anche se sembro l'unico nella fauna di annoiati tiratardi a percepirla". continua qui

Dal Blue Bottazzi BEAT, a cura del sottoscritto. "Ci sono due tipi di musica: la musica leggera e la musica dell'anima. BEAT racconta della musica dell'anima fatta con la mente".

domenica 11 ottobre 2009

Personalità Confusa > una giornata alla Malpensa


"Si comunica ai signori passeggeri che a causa di un guasto ai sistemi informativi gli sportelli check-in numero 1, 3, 5, 7, 7bis e tutti i multipli di 2 rimarranno chiusi sino ad un orario da definire.
Restano aperti gli sportelli 11 e 13, forse. Ci scusiamo per il disagio e certi della vostra collaborazione vi auguriamo buon viaggio."


"Si comunica ai signori passeggeri che, per motivi tecnici, il nastro trasportatore dei bagagli è impazzito, e quindi le valigie dei passeggeri diretti a Stoccolma sono state spedite a Crotone, mentre i passeggeri diretti a Crotone sono stati spediti a Stoccolma, e - come già avrete capito - i passeggeri diretti alle Bahamas purtroppo dovranno trascorrere le loro vacanze a Varsavia, la quale peraltro di questa stagione è bellissima, anzi possiamo consigliare un ristorantino gestito da certi italiani che fanno una pizza niente male - però le loro valigie proseguiranno per Brindisi o qualche altra città del pianeta. Ci scusiamo per il disagio, e certi della vostra collaborazione vi auguriamo buon viaggio."continua qui

Personalità Confusa: l'umorismo ai tempi di internet.

lunedì 5 ottobre 2009

mac-quante ne so > stra-ordinary life


la prima a sospettare qualcosa è stata la maestra di mia figlia.
mi ha liquidato con un tenero: "adesso facciamo andare il papà, che avrà sicuramente da lavorare", ma voleva dire: "a me non mi freghi, bello".
effettivamente il mio comportamento ha dato un po' nell'occhio, ultimamente.
qui tutti mollano i bambini al volo, li catapultano letteralmente giù dai loro suv in doppia fila e li salutano da dietro i vetri oscurati, mentre probabilmente parlano già con l'ufficio o pianificano riunioni con i clienti.
io, invece, ho preso l'abitudine di camminare un po' con lei, mano nella mano, fino davanti a scuola. e di accompagnarla su, al primo piano, dove c'è la sua classe.
so già che tra qualche anno vorrà essere lasciata il più lontano possibile e arrivare a scuola senza il papà. diciamo che, per adesso, ho deciso di approfittare della sua disponibilità. al punto che temo risulti evidente come io la mattina non abbia alcuna fretta di andare via da questa scuola.
vivo una specie di caos calmo, mentre gli altri genitori sembrano ancora tarantolati dalla febbre del rientro e, dopo una lunga estate, tornano alla loro regular season 9 to 5.
anche per me una volta era così.
la mia vita era scandita dagli orari del mio ufficio, un edificio immenso, capace di inghiottire fiumi di badge che timbrano e stimbrano, un luogo da raggiungere come un pellegrinaggio quotidiano in cui il più difficile dei lavori non è lavorare ma recarsi al lavoro.
un traguardo da tagliare ogni mattina, l'ingresso in azienda, un non-luogo in cui restare a scaricare barili fino al sacro momento dell'orario di uscita, vero e proprio big-bang "del resto delle nostre vite": si torna dalle famiglie, si va in palestra, si fa la spesa, si bruciano stipendi nei modi più strani.

solo che adesso il mio ufficio non c'è più. continua qui

giovedì 1 ottobre 2009

Blue Motel > Azzurro


"Una domenica di mezza estate, da solo: l'estate quella vera, con l'afa, il sole a picco e le cicale...
Mi metto in moto all'orario sbagliato e senza un costrutto, tanto che invece di cercare il fresco delle colline, a pranzo mi ritrovo nella piatta Pianura Padana, lungo il Po, ad un ristorante con un pergolato lungo il grande fiume. Il cielo è bianco per l'umidità, le cicale friniscono assordanti, la coscienza si assopisce mentre i camerieri si danno un gran da fare per servire le famiglie in gita. Di fronte ad un profumato piatto di gnocchi al pomodoro, anche non volendo non posso fare a meno di origliare i discorsi e le vite degli altri.
Da qualche parte dietro di me un bambino deve aver mangiato la videocassetta di un cartone animato che racconta di una banda di animali dello zoo in fuga su un'isola africana, e la recita in modo fedele battuta per battuta. Ad un altro tavolo due coppie che hanno fatto conoscenza al mare, immagino in qualche villaggio turistico, si sono già dati appuntamento qui oggi. Due fidanzati si sorridono. Indossano le stesse ciabatte di gomma, azzurre e bianche. Se sono sposati, sembrerebbe un matrimonio riuscito.
Una nuora rassegnata accompagna al bagno la suocera con la cataratta, che teme un gradino nascosto.
Bevo il caffè, rinuncio a chiudere la giacca e inforco la moto. Davanti ai miei occhi l'immagine di un viale deserto tremola per il caldo. È un momento così suggestivo che invece di fuggire la canicola, mi butto per le piccole strade comunali della bassa, attraversando paesini dimenticati con lunghe strade di casette rosa, azzurre, bianche. Ogni tanto incontro una bella villa di inizio novecento lasciata andare in rovina; fioriscono invece orribili casette bifamiliari da geometra. Beata ignoranza.
Dovrei essere malinconico, ed invece mi sembra di essere felice. È grave?"

Blue Bottazzi, Blue Motel giovedì 16 luglio

Questa volta ho giocato in casa, è un post a mia firma dal mio blog personale.