lunedì 28 settembre 2009

Ortona Rock > gli Who e il fustino del Dash


"Il ricordo degli Who è associato all’odore del Dash. Ho quattordici anni e siamo immersi tutti negli anni ‘80 fino al collo. Il mondo, la mia città, mi appaiono più grandi, più vaste, inesplorate. Sono un ragazzo al primo amore con la musica rock. Ci sono dei pomeriggi nei quali, giro nei negozi di dischi alla ricerca di…qualsiasi cosa abbia attinenza con il mondo che ho appena conosciuto. Arriva il solito cugino dell’amico di ascolti. Quei cugini che abitano a Roma e che girano per i negozi “importanti”. Mi regala una cassetta Sony Hf-Es da 90 minuti. Sul nastro la registrazione del disco degli Who: “Tommy”. Nei minuti che avanzano, qualche brano dei Talking Heads e “Rosalita…” di Springsteen. Al momento non dispongo di tanti vinili e cassette ed ogni cosa che riesco ad avere, la studio con attenzione. Ma quel disco no. Quel disco mi ipnotizza. Riesco ad ascoltarlo per intero, anche tre volte al giorno, come una medicina necessaria. Non posso ascoltare solo qualche brano, sarebbe inconcepibile, per me le due side della cassetta sono una cosa indissolubile ed unica. Ho appena finito la scuola ed ho il tempo che mi serve. Nel mio appartamento c’è un ripostiglio di un metro per un metro, dove ci vanno a malapena le scope ed una scarpiere. Mamma lo usa anche per me i prodotti per la pulizia della casa. Ci sono dei fustini di detersivo per lavatrice". continua qui

Ortona Rock: il sito di racconti rock del Grande Favollo: "Granchio decapode, detritivoro, dalle abitudini notturne, diffuso tra gli scogli ortonesi, ottimo al sugo con la chitarrina"

venerdì 25 settembre 2009

Torno ai vinili > All Together Now


"Sarà che piove da tre giorni e che un sottomarino sarebbe più utile di un'automobile. Sarà che anche David Gray e Mark Knopfler fanno acqua da tutte le parti. Sarà che le code, le scuole e gli asili sono ricominciati e che solo i Beatles sembrano poter mettere d'accordo tutti.
Insomma, Yellow Submarine, versione songtrack, quella rimasterizzata nel 1999, mica quella del 9.9.9 con gli strumentali di Martin, non si riesce a togliere, mette di buon umore. Anche perchè dalla domanda "sono i Beatles?" con risposta "già", siamo passati all'ordine "metti i Beatles!" con risposta "eccoli!". Sono soddisfazioni che soli i figli ti possono dare". continua qui

In Torno ai Vinili Maurizio Pratelli ci racconta di come ha contrabbandato i Beatles in famiglia.

martedì 22 settembre 2009

No Surrender > Cartoons


"Prima del 3D, prima della Pixar, prima di conoscere le meraviglie orientali del maestro Miyazaki, prima di tutto c'era Walt Disney e i sui grandi classici, capolavori senza tempo che hanno tenuto compagnia a milioni di bambini in tutto il mondo. Questa è la classifica dei 10 cartoni con cui sono cresciuto e a cui sono più legato:" continua qui

A dispetto del titolo springsteeniano, No Surrender di Luca Berna parla soprattutto di cinema. Mi fa piacere leggerlo perché se personalmente sono convinto che il cinema sia da alcuni lustri in coma profondo, mi rassicura scoprire che c'è chi invece buoni film li trova e mi fa pensare che forse sono io ad essere diventato un brontolone...

domenica 20 settembre 2009

E io che mi pensavo


"C’è il papà della mia ragazza che secondo me è una specie di indovino. Quando siam tornati dalle ferie, l’ho portata a casa, e ci siam accorti che sul balcone, in casa sua dove eran dieci giorni che non c’era nessuno, in quel posto dove sta casa sua che non per vantarmi è forse il posto più caldo e afoso che io abbia mai visto, quando siam arrivati lì in casa sua ci siam accorti che sul balcone le piantine di basilico di suo papà avevano un po’ patito l’assenza, eran dieci giorni che nessuno le bagnava, qualche piantina era morta, e le altre non stavan mica tanto bene. Ho fatto un po’ quel che ho potuto..." continua qui

Un diario un po' letterario, leggero come il vento, che fa sorridere dentro e mette un po' di buon umore. Curato da Alessandro Bonino che, per usare le sue parole "una volta ha fatto pipì in una borraccia, che una volta a carnevale si è dipinto un casco sulla testa, che da piccolo giocava a calcio in mezzo al campo leggendo Topolino tutto il tempo e partecipando al gioco solo se la palla si avvicinava. E in ogni caso, pensa che scrivere di se stessi in terza persona sia una cosa un po′ da matti".

sabato 19 settembre 2009

Miss Kappa > Berlusconi ad Onna


"L'arrivo del presidente era previsto ad Onna per le 15,30. Alle 14 ero già lì. Decisa ad entrare fra e con i cittadini. Cittadini pochissimi, spiegamento enorme di forze dell'ordine e protezione civile e croce rossa e dame di carità e misericordia e tantissimi giornalisti. Entro senza problema. Mi accolgono le macerie di Onna che vedo, dal vivo, per la prima volta. Una curva, si apre davanti a me lo scenario delle casette mobili. Villaggetto colorato, fiori alle finestre. Il prato solo davanti ad una casa, quella che servirà per il set. Le altre hanno terra battuta coperta di paglia". continua qui

Una testimonianza di quello che quotidianamente le persone vedono ma che giornali e televisioni non raccontano. Mi fa male pensare di essere considerato un oggetto di propaganda anziché cittadino di uno Stato democratico.

venerdì 18 settembre 2009

Zambo's Place > Little Feat a Londra 1977


"Londra, 3 Agosto 1977. Afa rifiuti e lattine di birra popolano le vie della colorata Earl's Court, quartiere dove staziono da alcuni giorni prima di fuggire nella verde isola irlandese; nelle vetrine dei negozi, nelle entrate dei pub drappi e fotografie ricordano che, nonostante tutto, la vecchia regina è più mercificata dei Sex Pistols (è l'anno del giubileo...) Fa caldo, Londra in estate è insopportabile, fuori luogo anche gli angoli scuri in cerca di delitto, qualche apparizione dei Kids in Chelsea, i fogli murali annunciano un concerto dei Fairport Convention ad Holland Park per il sabato seguente, e alcune performance live di punks minori. Compro Time Out e nella pagina quattro leggo LITTLE FEAT al RAINBOW THEATRE per 4 sere. Bevo una pinta di Guinness e benedico le mie fortune.
Sono le 19.00, il concerto è annunciato per le 20.30, cerco la più vicina stazione underground, cambio due linee, mi danno delle informazioni sbagliate, faccio 1 Km. a piedi cercando di quietare le ire dei 3 miei compagni di avventura (che di Little Feat non hanno mai sentito parlare). Alle 20.00 sono davanti al Rainbow, fuori poca gente, come prevedevo i biglietti sono stati tutti venduti in prevendita, falconano i bagarini a 10 sterline a biglietto (prezzo regolare 2,50 sterline). Mi sembrano eccessive e molto più per i miei compagni di avventura che di Little Feat non hanno mai sentito parlare.
Il giorno seguente devo lasciare Londra, l'occasione dei Feat in concerto è unica e non rimandabile, non mi dò per vinto e tento il colpo gobbo. Individuo facilmente tra i check-man quello più vulnerabile, è un esponente del black people, gli propongo 10 sterline per tutti e quattro, lui mi fa cenno di aspettare e al momento opportuno con una losca ed abile manovra ci fa passare. Per il superamento della seconda entrata il gioco è ancor più facile e completamente gratuito. Dopo la tensione e la paura la giusta ricompensa. Dei Little Feat conosco bene il bootleg Aurora Backseat, il primo loro album e l'ultimo Time Loves a Hero, il teatro è zeppo, il pubblico non è quello della new-wave inglese, niente giacche di pelle, niente spille, tante facce regolari, abbondanza di baffi, barbe, long-hair e altri cimeli della Londra che fu, tanti black-people e la musica poi dimostrerà il perché… insomma un ambiente sano". continua qui

Zambo's Place, il blog di Mauro Zambellini, giornalista rock, con il Mucchio Selvaggio negli anni settanta ed ottanta, poi con Feedback ed oggi con il Buscadero. Autore di numerosi libri fra cui Il tempo è dalla nostra parte per Feltrinelli sui Rolling Stones.

Questo gustoso articolo risale al 1978 e racconta del concerto di Londra dei Little Feat di Lowell George che sarebbe poi stato immortalato dal live Waiting For Columbus.

giovedì 17 settembre 2009

Red River Shore > Guida all'ascolto

" # 5. La musica si ascolta in macchina solo se ci si trova su strade semideserte, non c'è traffico, non ci sono semafori, rotonde e precedenza assortite che interrompano l'ascolto".

Il sito che inaugura l'antologia è quello di Paolo Vites, giornalista musicale professionista, con il cuore fra Golfo del Tigullio, Milano, New York City e San Francisco. Tante storie rock viste dalla periferia dell'impero. In questo post il decalogo della Guida all'Ascolto ai dischi nell'era di internet.